33 motivi per comprare un giradischi, oggi

giradischi

– di Lorenzo Moz –

Viviamo una nuova giovinezza del Vinile, tanto che gli è stata dedicata una serie televisiva e molti giovani hanno comprato un nuovo giradischi negli ultimi anni. È davvero meglio di altri formati? O peggio? Perché dovrei sceglierlo e perché no? In tanti lo adorano, affermando che tutto quello che è venuto dopo non sia all’altezza.

Tra gli appassionati del Vinile c’é chi preferisce il formato fisico, ovvero toccare il supporto con mano e gustarsi l’artwork mentre si ascolta la musica. Chi preferisce godere del cosiddetto diritto di possesso dell’oggetto rispetto al diritto di accesso – ovvero lo streaming, che risulta impalpabile e meno “umano”. Secondo alcuni protagonisti del mercato pre-digitale, niente è più redditizio come il disco nero, commentando che dopo l’ascesa del vinile (e del giradischi) la fertile industria musicale di un tempo si è ridimensionata miseramente. L’introduzione della musicassetta e del CD, e poi del formato liquido e streaming hanno determinato una discesa delle vendite, anche se va sottolineato che i numeri stanno tornando quelli dei tempi d’oro.

La musica salva il mondo. La qualità dell’ascolto anche, ma un po’ meno.

Accompagnai mio nonno a comprare l’auto nuova. Disse al concessionario: “Non mi metta l’autoradio, non mi serve”. Il venditore: “Ma guardi, signore, l’autoradio è di serie, se la tolgo non risparmia nulla”. Mio nonno rispose: “Non devo risparmiare. Io quando guido non ascolto, canto e fischietto, quindi l’autoradio non serve!”.

Per fruire della musica non serve per forza avere un giradischi: si può anche suonare, tamburellare o fischiettare, andare ad un concerto, cantare sotto la doccia o con gli amici: la cosa importante è che la musica faccia stare bene. Quindi é bene che ognuno si goda la musica come meglio crede. Una regola sempre buona é che non importa dove si ascolta la musica, basta sia musica buona. In fondo, basta uno spillo e un cono di cartone per ascoltare un vinile:

Se tu che stai leggendo sei un audiofilo doc e questa affermazione ti fa venire un rumoroso prurito, ricorda sempre che prima di poter comprendere un testo di filosofia bisogna imparare a leggere. Alla stessa maniera bisogna imparare ad ascoltare. Prova ad invitare i tuoi amici in casa tua più spesso, tu che hai un bell’impianto audio. Stappa un buon vino e fagli ascoltare un po’ di musica. Vedrai che si renderanno conto della differenza, butteranno la cassina bluetooth mono che usano a casa e cercheranno di prendersi almeno un sistemino stereo.

Supporti

Quando vogliamo ascoltare i nostri artisti preferiti in privato esistono molti supporti musicali, ognuno con le proprie peculiarità. Il primo formato analogico ad avere un mercato vero, mondiale, dopo i primi esperimenti di registrazione e riproduzione e subito dopo la radio è stato il Vinile, con il suo fedele compagno riproduttore: il Giradischi. Con il passare degli anni, si sono affacciati tanti nuovi formati. Tra i più diffusi, l’ormai vetusto MP3, troppo spesso di bassa qualità (ma, lasciatemelo dire: geniale), e i nuovi formati compressi come AAC o OGG di qualità migliore ma ancora con perdita di informazioni (lossy) rispetto al formato PCM del CD. I servizi streaming, in molti casi ottimi ma dispersivi: troppa musica, troppa scelta, ma qualità in alcuni casi eccellente. Il Compact Disc: pratico e di ottima qualità, ma il supporto é delicato e dalla durata ridotta nel tempo se non archiviato in condizioni ideali.

La Musicassetta? Qualità di gran lunga inferiore all’mp3, ancora minore durata nel tempo e bisogna avere sempre una matita a portata di mano. Non parliamo di MiniDisc, la compressione ATRAC se la batte con l’MP3. File digitali in alta qualità o analogici su bobina? Eccezionali entrambi: oggi come oggi sono il formato migliore di interscambio musicale professionale e sono anche usati come sorgenti per l’incisione dei vinili. Rimangono però roba per fonici e appassionati di alta fedeltà, file molto ingombranti o bobine molto costose e il catalogo disponibile è ridotto (molto ridotto), e per ascoltarli servono apparati ingombranti o spazi su disco elevati. In ogni caso, qualunque formato si usi, meglio evitare le connessioni Bluetooth se si vuole una resa all’altezza. Non resta che godersi un vinile, e il suo riproduttore, il giradischi. Meglio? Peggio? Perché dovrei preferirlo e perché no?

Un moderno esempio del classico giradischi da DJ : il Technics SL 1200 MK7 (2019)

33 punti, più o meno validi e semiseri, sul perché avere un giradischi è una buona idea.

1 – Il suono si tocca. Davvero. Il vinile è fatto di solchi, e quei solchi sono nient’altro che la riproduzione fisica del suono che poi verrà amplificato. Basta mettere l’orecchio vicino alla puntina per accorgersi che il vinile suona, molto piano, anche se le casse sono spente. È proprio la puntina a vibrare e quelle vibrazioni vengono semplicemente amplificate dal cosiddetto amplificatore. La musica è fisicamente incisa e riprodotta. È la forma naturale del suono. Così naturale che per suonarlo basta un ago e un pezzo di carta, oppure l’economico RR, detto anche soundwagon. Puoi comunque spendere tutti i danari di una vita grazie a una folta offerta di giradischi per il mercato DJ, Hi-Fi o Hi-End.

Il famoso (e apprezzato) giradischi Mitchell Gyrodec, nato negli anni ’80 e ancora in produzione.

2 – C’è chi ricomincia a stamparli seriamente. Ad esempio La Third Man Pressing, che fa parte dell’etichetta Third Man Record di Jack White si è messa a produrre vinili in casa, reinventando anche la modalità di ascolto, con alcune idee originali come l’Ultra LP. Se lo fa Jack White, chi siamo noi per giudicarlo?

3 – Il vinile è materiale da collezione. Ci sono migliaia di collezionisti e alcuni vinili introvabili vengono venduti all’asta a cifre folli. Il 7% dei collezionisti non ha neanche un giradischi, secondo la BBC. It’s business baby.

4 – Il vinile non perde valore. A differenza degli mp3, invendibili, o del CD, che perde valore, il vinile mantiene il valore e in moltissimi casi ne acquista con il tempo.

5 – Packaging e artwork sono i migliori della storia della musica. Aprire la custodia di un vinile è il formato migliore per godere delle grafiche, delle foto in grande (grandissimo) formato e anche per leggere i testi a dimensioni “umane”. Non c’è booklet di compact disc o musicassetta che tenga, il vinile si legge meglio, é bello. Se lo appendi, diventa un quadro.

6 – Profumo. Il vinile non è solo suono. Porta il profumo del polivinilcroruro, dell’inchiostro e del cartoncino. Inebriante in certi casi, puzza in altri, ma comunque un’esperienza multisensoriale.

7 – Tatto. Il vinile si tocca, è grande, grosso e ingobrante (ma sottile). La dimensione ha un valore decisivo nelle moderne e asettiche case del 21esimo secolo. Significa che quella musica ha una importanza maggiore dell’ebook o di uno streaming.

8 – A un certo punto finisce. Non come i giorni interi di musica delle playlist digitali che non finiscono mai. Può letteralmente scandire il tempo tra un disco e l’altro, tra una attività e l’altra. Il rito del cambio disco sul giradischi é sempre affascinante e ha un ché di meditativo.

9 – Un giradischi in salotto è molto più bello che un computer o un tablet. Malgrado Spotify sia utilizzabile in numerosi device, il fascino del giradischi in salotto è innato. Esistono tanti giradischi per tutte le tasche, alcuni molto sottili e pratici, altri verticali, altri che pesano oltre 300 kg.

10 – Molti giradischi ti permettono di velocizzare o rallentare il brano grazie al pitch-control o varispeed, un cursore che permette di rallentare o aumentare la velocità di rotazione del piatto. Per suonarci sopra, per mixarlo con altra musica come un DJ o per modificarne la tonalità.

11 – Torna la libreria in salotto. Al contrario di come la pensa IKEA, con il vinile le librerie servono ancora.

libreria di dischi in vinile
Una libreria di Vinili

12 – Io sono quello che ascolto. La presenza dei vinili nella libreria è una maniera esplicita di definire “chi sono io”, che musica mi piace e di che cosa vado fiero. C’è anche chi appende le cover dei Vinili come quadri.

13 – Per i patriottici, l’anno di prima commercializzazione del vinile moderno (con preenfasi e in PVC) è stato il 1948, anno della Costituzione della Repubblica Italiana.

14 – Il rumore del vinile è romantico. L’atmosfera è subito chiara, gli inimitabili pop e crack del vinile ti portano immediatamente in una atmosfera nostalgica dei bei tempi passati. Il caro fruscìo di una volta.

15 – Il vinile suona caldo. La riproduzione non è mai tale e quale al mix originale, ma molti gradiscono quella leggera perdita di qualità pur di avere la pasta sonora “calda” del disco nero. Perdita? Sì, perché tecnicamente il “calore” del vinile è una percezione dovuta ad una serie di problemi di riproduzione per mano di varie componenti: 1 – uno spettro sonoro ridotto in alta frequenza, quindi un suono leggermente più scuro dell’originale; 2 – una imperfezione nella riproduzione delle basse frequenze che, però, è ben gradevole all’orecchio; 3 – un aumento della distorsione, che però appare all’orecchio come un arricchimento delle frequenze armoniche. 4 – un decadimento qualitativo nel tempo dovuto allo sfregamento tra la puntina e le piste del disco. I solchi tendono a smussarsi sempre di più e a rendere sempre meno dettagliata la registrazione con il passare degli ascolti.

16 – Il rituale. Prendere il vinile, metterlo sul piatto del giradischi e spostare la puntina. Un rito che per molti appassionati è il reale valore aggiunto del vinile, che crea una relazione fisica ed empatica con la musica.

17 – Comprare vinili è un bel passatempo. Entrare nei negozi di vinile (i pochi rimasti, ma stanno aumentando) è una esperienza mistica. Per altri, chiamati audiofili, esiste il passatempo di comprare nuovi giradischi, sperimentare nuovi cavi, amplificatori, diffusori. In questo caso serve un budget un po’ più consistente.

Amoeba Records
L’Iconico Amoeba Music di Los Angeles

18 – È più facile ascoltare tutto il disco, perché cambiare disco è più complicato di una app. Oltretutto, le playlist sono la maniera più usata di ascoltare musica per gran parte degli utenti digitali, in pochi ascoltano un album dall’inizio alla fine.

19 – C’è quasi sempre anche la versione digitale. Quasi tutti i nuovi vinili hanno all’interno il “download digitale” per scaricare il disco in alta qualità. In questa maniera si ha il meglio dei due formati. Amazon e altri rendono disponibile il download in formato compresso di una gran parte dei propri vinili, appena vengono acquistati.

20 – L’effetto heirloom. Tramandato di generazione in generazione, il vinile è materico, fisico, e se ben conservato può durare oltre i 100 anni: è una buona eredità. Diversamente dalla gommalacca, il materiale dei dischi ante-1948. Come già affermato però c’è una controindicazione: più si ascolta un vinile più la puntina del giradischi rovinerà i solchi, con un conseguente lento decadimento della qualità, soprattutto sulle alte frequenze. Per questo alcuni collezionisti preferiscono lasciare il disco nella custodia originale, per mantenerne il valore nel tempo. Requiem for a dream. Per alcuni il vinile è una reliquia, il ricordo dei bei tempi andati, ma anche un feticcio, una abitudine, una sicurezza.

21 – I vinili colorati sono belli. Anche se alcuni si rovineranno prima – non essendo sempre di PVC di alta qualità. Faranno sicuramente effetto come regalo a qualunque amico/amica/amante.

22 – Il vinile dona un suono pieno e senza perdite. Questa purtroppo è una leggenda, il vinile ha minore range dinamico (70 dB circa), parecchio rumore dovuto al supporto, rumore meccanico di riproduzione, wow&flutter, separazione dei canali di soli 30 dB (rispetto ai 90 del CD), linearità tutt’altro che garantita. Quindi il fatto che il vinile suoni “caldo e più realistico” è un effetto dovuto alla maggiore distorsione e la minore precisione di riproduzione rispetto ai supporti digitali (se ne potrebbe dibattere per giorni) e rientra quindi nel calderone delle leggende. Ma in fondo le leggende aiutano ad essere felici. Poi c’è il problema dei vinili realizzati dai master CD digitali (una porcata epica?), ma è un discorso che va affrontato altrove.

23 – Comunità. I negozi di vinile sono covi di appassionati disponibili a consigliarti e raccontarti aneddoti. Esistono anche tanti libri e siti dedicati al culto. Difficilmente troverai un commesso o un utente che non saprà aiutarti a scegliere tra le mille edizioni, formati o anni di produzione.

24 – Un Album si ascolta come un racconto, dall’inizio alla fine. Con il vinile è difficile saltare una o più canzoni, soprattutto quando sei assorto nel divano di casa. In genere si va verso il giradischi solo per cambiare lato (a meno che tu non sia un dj). Questo permette di ascoltare le opere nella loro completezza, così come sono state scritte dagli Artisti.

I Beatles, i Pink floyd e i Led Zeppelin. Certo, li avrete ascoltati anche su CD, cassetta e streaming. Ma quella musica era nata sul vinile e quel supporto è il prodotto finale pensato dagli Artisti. I Beatles in stereo, addirittura, sono una blasfemia per molti appassionati, visto che erano mixati in origine in versione monofonica.

25 – Se il disco non ti piace, puoi farci un scodellaSe quel disco è davvero brutto brutto, si può optare per un porta rotolo. Io personalmente preferisco il frisbee.

26 – Il vinile è complementare alla musica liquida, e ti permette di richiamare alla memoria e avere facilmente sotto mano, in forma fisica, i dischi a cui tieni di più.

27 – Il vinile fa tendenza. A quanto pare è molto facile convincere qualcuno di essere “fuori moda” ad ascoltare Spotify, e questi si fionderà immediatamente a comprare il nuovo vecchio vinile.

28 – Il vinile è un materiale nobile. Il PVC è stato usato come isolante elettrico e materiale economico e sicuro per la costruzione di tubature, altre applicazioni erano mediche e si usavano (e usano) contenitori e tubi in PVC morbido per il sangue, e non solo. Anche il materiale stesso di cui ė composto un disco ha i suoi caratteri nobili.

29 – Valore Epistemico. Nel Vinile le informazioni allegate sono sempre molte e dettagliate, e alimentano la curiosità degli appassionati rinforzando a volte il legame con il supporto stesso, che diventa fonte di informazione. Informazioni sui credit: autori, musicisti, studi, mastering. E poi i testi, le foto degli artisti, gli artwork, a volte altre curiosità. Probabilmente l’unico altro mezzo che ne contiene altrettante é il CD, ma poi con il digitale è morto tutto. Per fortuna esiste discogs.

30 – È unico. Quel pezzo di polivinilcroruro che tieni tra le mani non è esattamente riproducibile. Per farlo serve una matrice, il Master, e una pressa. Esiste chi ha provato a riprodurre un vinile con uno stampo in resina partendo da un altro vinile con risultati spesso deludenti. Altre volte la riproduzione casalinga del vinile ha avuto risultati letteralmente rivoluzionari come le copie fatte con le radiografie. Oppure sono originali e riempiti di liquidi colorati, perfino con il sangue di chi ha suonato nel disco, come hanno fatto i Flaming Lips con The Flaming Lips and Heady Fwends.

31 – Il solo oggetto, anche senza il suono, fa subito amarcord.

32 – Il vinile non è solo musica, è una esperienza.

33 – Perché il Vinile é il Vinile

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Di Lorenzo Moz

Fondatore di Entertechnica, da oltre 20 anni dietro le quinte dell’intrattenimento e ogni tanto anche sul palco. Lavora per vari brand audio internazionali a cavallo tra ingegneria ed elettroacustica, product design e marketing/comunicazione. Giornalista tesserato OdG, mastica audio fin da piccolo, ma ci ha capito qualcosa grazie agli studi di ingegneria (Automazione, UnivPM). Ha diretto la rivista Backstage per circa 10 anni ed è stato a capo della redazione di Computer Music Studio / CM&PS. Membro del board direttivo dell’Audio Engineering Society Italian Section. Suona male tante cose e "va pazzo" per le neuroscienze.